LA GUERRA DELLE FORMICHE

La guerra delle formiche, 2004, acquerello su carta.
La guerra delle formiche, 2004, acquerello su carta.

Conosceva se stesso. Aveva studiato per quello, per capire la mente umana, per sapere chi era. Eppure, al mosaico della sua persona riflessa nello specchio rotto, mancavano dei tasselli.

Quando era cominciato tutto, si chiese.

Forse tutto era cominciato all’epoca della guerra delle formiche, si rispose, quando in estate andava dai nonni, al mare.

Ricordava la noia in quel cortile di cemento rovente, ricordava i pomeriggi trascorsi ad ammazzare il tempo ammazzando formiche con tutti i mezzi a lui disponibili. Il suo gioco consisteva nell’individuare le lunghe vie di formiche e distruggerle.

Nudo davanti allo specchio rotto osservava il proprio corpo sporco di sangue. La ragazza si era battuta strenuamente.

Quando aveva fatto il passo, si domandò pulendosi la fronte, quando aveva iniziato a scendere la china verso l’oscurità?

La lucertola, si disse, una lucertola chiusa in una scatola alla quale poi aveva dato fuoco, poteva sentire ancora i colpi sul cartone.

I ricordi cominciarono a sovrapporsi come i pezzi del proprio corpo nelle schegge dello specchio.  Si perse ancora a guardare la propria immagine frantumata, il cranio rasato, il petto glabro.

Poi ci fu il gatto, ricordò. In un’imprecisata estate di cemento, la guerra al traffico delle formiche gli era venuta a noia, allora aveva rivolto le proprie attenzioni verso un gatto. La bestiola gli aveva graffiato le mani, ricordò le proprie unghie incrostate di sangue, proprio come in quel momento davanti allo specchio.

Ne era passato di tempo, pensò, da quei cattivi presagi.

Si voltò a guardare il corpo della ragazza bionda, dagli occhi grigi. Provò un senso di vuoto e insoddisfazione.  Capì che non si sarebbe fermato. Era annoiato come durante la guerra delle formiche: ogni giorno lui distruggeva le loro strade e la mattina seguente quelle avevano ripreso il loro traffico rapido e affollato.

Tutto inutile, doveva ricominciare da capo, ricominciare a distruggere, a uccidere.