WHAT A WONDERFUL WORLD

Da quanto tempo sono qui? Un giorno, un mese, un anno? Non so. Non giunge alcuna luce dall’esterno: l’umor nero mi è uscito dagli occhi e ha inondato la casa, cola lungo i muri, scorre sui pavimenti e adesso mi bagna le scarpe. È petrolio che avanza, colloso mi indebolisce, mi immobilizza in un’attesa inerte. Sono un pacco in transito. Il treno che mi ha scaricato qui è già partito e quello che dovrebbe portarmi via deve ancora arrivare.

Ma non sarò solo per sempre. Io so che lei tornerà. Perché noi ci amiamo. Mi mancano i suoi occhi e i suoi capelli, e la sua voce. Fortunatamente io sono capace di aspettare. Ricordo gli sguardi di intesa, ricordo le nostre mani che si intrecciano, ricordo il suo profumo. Ricordo il dolore per averla lasciata andare, il rimorso per non averla presa su quel divano, la rabbia per non aver lasciato che la natura facesse il suo corso in faccia ai doveri e agli impegni. Com'erano belli quei giorni, crogiolandosi sulla brace del senso di colpa nell’attesa di vederci!

Adesso ho altro a cui badare. Il livello del liquido nero sta salendo, lo sento infilarsi gelido nelle mie scarpe, rattrappito in quest’angolo non posso fuggire. Riesco a malapena a pensare. Io so che questa notte dell’anima finirà, che la mia vita cambierà. Accetterò quel lavoro creativo, che rifiutai per paura, e andrò a vivere da un’altra parte, magari in quella piccola città antica, curata e pittoresca.

Il liquame sta salendo ancora, mi schiaccia i vestiti addosso, mi comprime le gambe. Tempo, mi serve tempo. Devo recuperare il tempo perduto, devo farlo, e con la consapevolezza che ora possiedo, realizzerò quello che sono nato per fare. Metterò sul tavolo tutto me stesso e me lo giocherò con un solo lancio di dadi. E vincerò io, si vincerò io. Avrò il successo che mi è dovuto. Sarà un’esistenza dorata.

Anche se ora non posso vedere nessuno, perché nessuno vale la pena. Solo io conto. Sono invaso da questo puro, struggente, annichilente desiderio di non so cosa. Il desiderio, il buio e basta, impantanato in questo liquame nero che aumenta lentamente, e ora mi intride i vestiti. Lo sento salire freddo a comprimermi il petto, a spezzarmi il respiro.

Il mio umore nero mi si è attaccato addosso, mi schiaccia la gola, mi soffoca sempre di più, ora arriva alla bocca, non ho via di scampo. Mi sforzo di protendere il collo verso l’alto, in cerca di aria, ma ogni sforzo è vano, so bene che cosa accadrà, so che sto per.