IL CANE

Il cane, 2003, china e pennarelli ad alcol su carta.
Il cane, 2003, china e pennarelli ad alcol su carta.

Lo chiamavano “il Cane” perché, quando beveva, diventava un animale. Era rabbioso come un cane ma anche fedele come un cane. Si racconta che una notte, in un locale, pestò un uomo poi uscì come se niente fosse e riprese il suo giro di bevute in quella che, all'epoca, era la zona più malfamata della città. Gli amici lo trovarono all'alba. Stava riempiendo di calci un addetto della nettezza urbana che rantolava steso sull'asfalto. Pare che il netturbino lo avesse svegliato mentre dormiva tra due cassonetti. I suoi amici riuscirono a fermarlo prima che lo uccidesse e lo trascinarono via credendo che nessuno avesse assistito al pestaggio. Lui tornò alla sua vita da universitario modello di giorno e alcolizzato di notte. Ma qualcuno aveva visto qualcosa, e non era uno qualsiasi. Era il capo della malavita locale, Tony Brazzese, che non dormiva mai e aveva visto tutto dalla sua finestra. Un giorno il Cane stava uscendo dall'università quando fu avvicinato da due uomini. Pensò, con la sua spocchia da giovane universitario, di poterli liquidare con una battuta, come fossero venditori ambulanti, invece quelli lo seguirono fino alla macchina, lasciarono che salisse e quando fu dentro, entrarono anche loro, puntandogli una pistola alla nuca. Lo obbligarono a guidare fino a un sfasciacarrozze dove trovò ad attenderlo Tony Brazzese che gli propose una collaborazione. Il Cane era terrorizzato ma Tony Brazzese gli fece passare lo spavento con una bottiglia di whisky. Bevvero insieme e alla fine della bottiglia il Cane era diventato un fedele servitore del capo, quasi gli si prostrava ai piedi, quando lo incontrava. Il boss lo teneva in pugno, senza il minimo rispetto, benché il Cane fosse il suo miglior recuperatore di crediti. Bastava dargli da bere.